Disability Pride & Donne con Disabilità

Che cos’è il DISABILITY PRIDE?

       Una manifestazione dedicata all’orgoglio delle persone con disabilità, con l’obbiettivo di celebrarne la fierezza in quanto persone con disabilità  e ricordare a tutti l’importanza della loro inclusione sociale.

       La prima Disability Pride Parade ha avuto luogo a Boston nel 1990, l’anno in cui il Presidente USA George Bush firmò l’importantissimo “Americans with Disabilities Act” (meglio noto come “ADA”), ancora oggi il principale testo normativo   statunitense sulla disabilità.

 

 

ADA – American with Disabilities Act

       Il testo normativo venne firmato dal Presidente Bush il 26 Luglio 1990. La data purtroppo coincide anche il giorno in cui ricorre una strage, il Massacro di Sagamihara: il 26 luglio 2016, all’interno di un centro di assistenza per persone con disabilità in Giappone, morirono 19 persone e 26 rimasero ferite.

       La norma venne emanata con l’intento di combattere le discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità. Introduce inoltre l’importantissimo obbligo per tutti i datori di lavoro di adottare accomodamenti ragionevoli per i propri dipendenti con disabilità, nonché requisiti di accessibilità per i luoghi pubblici.

 

La prima Disability Pride Parade a New York

Nel 1995 il Disability Pride si tiene per la prima volta a New York City, organizzato dal jazzista Mike LeDonne, la cui figlia Mary è una persona con  disabilità.

Da lì divenne un appuntamento annuale.

 

 

Disability Pride Month

Nel 2015, il sindaco di New York Bill De Blasio, in occasione dei festeggiamenti per i 25 anni dell’ADA, ha eletto Luglio come il mese dedicato al Disability Pride.

Da allora esso viene riconosciuto come Disability Pride Month in tutto il mondo.

 

 

Il disability Pride nel mondo

       Dalla nascita negli USA, il Disability Pride ha iniziato a diffondersi in altri Paesi del mondo, tra i quali:

       Norvegia

       Regno Unito

       Corea del Sud

       Germania

       Canada

       Qual è lo scopo del Disability Pride (cfr. statuto)?

       Cambiare il modo in cui le persone pensano e definiscono la “disabilità”

       Rompere ed eliminare il senso di vergogna internalizzato delle persone con disabilità

       Promuovere all’interno della società il concetto che la disabilità è  una parte naturale e fondamentale della vita umana di cui le persone con disabilità possono essere fiere

 

Il Disability Pride in Italia

Nel 2015 il Disability Pride è stato portato anche in Italia, dapprima con il nome di “Handy Pride”, da Carmelo Comisi, all’epoca presidente del Movimento vita indipendente SICILIA e consulente del sindaco di Vittoria in materia di accessibilità e diritti civili.

L’evento nasce come manifestazione itinerante tra più comuni in cui vari spettacoli  venivano intervallati dalla lettura di alcuni articoli della convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

Le manifestazioni successive furono a Palermo (2016), occasione in cui la manifestazione acquisto il nome di “Disability Pride” e si ebbe il primo gemellaggio con New York, e Napoli (2017).

Nel 2018 si è tenuta la prima.

 

 

Dal Disability Pride alla Disability Pride Onlus

Carmelo Comisi ha poi dato vita alla Disability Pride Onlus,  che organizza vari eventi dedicati alla sensibilizzazione sulla disabilità durante tutto l’anno.

Grazie anche a queste attività, il movimento del Disability Pride in Italia sta pertanto assumendo sempre più il il ruolo di movimento culturale che propone alla società civile un modo nuovo di vivere, pensare e valorizzare la disabilità.

Ha inoltre proseguito la promozione della Parata che l’anno scorso, a causa della Pandemia, il Disability Pride diventa una trasmissione televisiva in contemporanea ad un evento in presenza organizzato al teatro Ghione di Roma.

 

Che cosa ha a che fare il disability pride con l’empowerment delle donne con disabilità?

MOLTISSIMO!

 

 

Chi ha avuto l’idea di creare un DISABILITY PRIDE?

       Due donne con disabilità: Diane Viets e Catherine Odette.

 

 

Chi fu lo speaker del primo Disability Pride?

       Una donna: Karen Thompson, famosa negli USA per essere stata protagonista, assieme alla compagna Sharon Kowalski, di un caso giudiziario che passò alla storia negli USA.

       Sharon Kowalski era un’insegnante di ginnastica americana che a seguito di un brutto incidente automobilistico riportò disabilità sia fisiche che intellettive, tanto da renderla giuridicamente incapace.

       All’epoca dell’incidente Sharon viveva già con la sua compagna, Karen Thompson da 4 anni. Tuttavia a seguito dell’incidente la responsabilità di Sharon passò al padre Donald, il quale impedì a Karen di rivederla, trasferendo Sharon in una residenza per infermiere lontana 5 ore dalla casa con Karen.

       Ne scaturirono vari processi e varie mobilitazioni pubbliche, anche con il supporto di artisti famosi e delle comunità gay e lesbiche: il finale fu a lieto fine, e Karen venne nominata tutore di Sharon.

       Il caso Kowalski viene considerato una pietra miliare e una grandissima vittoria per i diritti LGBTQI+ negli USA

 

 

Chi ha disegnato la bandiera del Disability Pride?

Una donna con disabilità: Ann Magil.

Simbologia:

       SFONDO NERO: il lutto per la strage di Sagamihara, ma anche la sofferenza per ogni atto di violenza, discriminazione e abilismo subito.

       ZIG-ZAG: come le PCD devono navigare tra le barriere che incontrano usando la loro creatività e facendosi strada

       I 5 COLORI: le diverse tipologie di disabilità + la salute mentale

       LE STRISCE PARALLELE: solidarietà con la Comunità di PCD e tutte le sue differenze

 

 

Chi fu la principale promotrice dei lavori che portarono alla redazione e emanazione dell’ADA?

Una donna, anzi due: Judith Heumann e Patrisha Wright.

Judy Heumann è considerata il leader del movimento disabile negli USA e da anni si batte per i diritti delle persone con disabilità.

Patrisha Wright era la sua assistente, ed è considerata il vero leader dell’attività di lobby e advocacy che ha portato all’approvazione dell’ADA.

 

 

E gli sviluppi del Disability Pride?

       Riuscirà a diventare una ricorrenza annuale in cui le persone con disabilità possano celebrare la propria visibilità e i propri traguardi?

       Sarà in grado di essere una ricorrenza affidabile affinché la comunità e le istituzioni non-disabili riescano a prendere la comunità disabile seriamente? Oppure è un tentativo fallito di unirsi a questi gruppi marginalizzati che a volte possono avere solo la percezione di ricevere più visibilità e attenzioni?

       E quale si pensa possa essere la finalità del Disability Pride Month? Qual’è il suo scopo?

       Può il Disability Pride rivoluzionare come le persone con disabilità vedono se stesse e il loro posto all’interno della comunità? O diventerà solo un altro appuntamento nel calendario della Diversità per i professori e qualche manager?

 

Ma soprattutto che ruolo avrà nell’emancipazione delle donne con disabilità?

 

 

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